STORIA DEL CONVENTO

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IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI, PER SEMPRE NEL CUORE DEI CEBANI

Nel 1577, la nobildonna Eleonora della Rovere acquistò terre nella parte orientale di Ceva per farne dono ai Padri Cappuccini di Genova, che grazie al contributo dei fedeli e della pubblica amministrazione vi fondarono convento e chiesa. I lavori furono portati a termine nel 1582. La struttura fu quasi totalmente ripristinata tra il 1709 e il 1712. Nel 1802, con la soppressione degli ordini religiosi durante la dominazione francese, il monastero fu chiuso e vi fu trasferito l’orfanotrofio femminile, Nel 1816 tornarono i frati. A seguito della legge Siccardi del 1866, vi fu la confisca dei beni ecclesiastici, a cui seguì di nuovo la soppressione degli ordini religiosi con chiusura del convento. I locali furono venduti. Nel 1903 don Eugenio Michelotti riscattò i fabbricati del convento, grazie alle elargizioni raccolte dai cebani. Si adoperò per il rifacimento della chiesa con una nuova facciata, quella attuale. Padre Michelotti faceva parte della congregazione degli Oratoriani di san Filippo Neri: la chiesa e il convento per un po’ di tempo vennero chiamati dei Filippini. Poi i Padri Filippini rimisero gli edifici religiosi ai Cappuccini che, in un primo tempo, vi trasferirono una loro piccola comunità profuga da Lione. Nel 1912 rientrarono i frati piemontesi che vi rimasero fino al 2012. Data della chiusura obbligata, vista la carenza di nuove vocazioni e il numero ormai ridottissimo di religiosi. Nella chiesa attigua, tuttavia, si è continuato e si continua tuttora, grazie alla disponibilità della fraternità cappuccina, a celebrare la messa. La chiusura del convento ha recato grande dolore alla comunità non solo cittadina, ma dell’intero territorio, da secoli legato da affetto e riconoscenza alla presenza dei Padri Cappuccini: per la loro diuturna disponibilità e vicinanza a ogni persona, nell’accoglienza, nell’ascolto, nelle confessioni, nella preghiera e nella cappellanìa dell’ospedale. Da ricordare, infine, alcune figure religiose che dal convento e in mezzo alla popolazione hanno scritto pagine importanti nella vita della città: citiamo ad esempio, nei tempi più recenti, padre Giuseppe da Bra (autore di una pregevole storia di Ceva, nel 1959), padre Prudenzio da Mazzè (amato per generazioni), padre Zeffirino Signetto, frate Francesco Maria Bono (ancor oggi ricordato con affetto e commozione, al quale la Città ha dedicato anche una lapide all’ingresso del cimitero urbano) e padre Francesco Daniele, che ha fondato anche l’associazione Nostra Signora di Fatima con la casa di accoglienza per bambini in difficoltà.

ARTE E ARCHITETTURA

La facciata della chiesa attuale è composta da un corpo centrale che avanza lievemente tra i due corpi laterali provvisti di finestre. Ai lati, quattro pannelli dipinti che raffigurano episodi della vita di San Francesco. Davanti alla chiesa vi è un largo sagrato e a destra la riproduzione della Grotta di Lourdes, voluta da padre Michelotti, nel 1915. Tre le navate. A metà di quelle laterali vi sono due altari con ancone del Settecento. I due grandi affreschi ai lati dell’altare maggiore sono stati realizzati nel 1924 da Paolo Giovanni Crida: a destra il miracolo del Santissimo Sacramento durante l’inondazione del torrente Cevetta nel luglio 1584, a sinistra l’esaltazione del Terzo Ordine di San Francesco. Particolarmente cari al cuore dei fedeli la statua di Maria Bambina e quella di Padre Pio da Pietrelcina.

Piazza dei Cappuccini
12073 Ceva (CN)
ITALIA

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